Il progetto di quest’anno, realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariplo, si concentra su due poli di produzione del pensiero religioso e politico sunnita contemporaneo: i Paesi del Golfo e il Marocco

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:54:39

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L’Islam sunnita – che vanta più di un miliardo di fedeli e una forte presenza anche in Occidente – attraversa oggi una profonda fase di travaglio e rinnovamento. Confrontato con la crescente assertività dell’Iran sciita e constatato il fallimento politico dei movimenti jihadisti, il “fronte sunnita” si è diviso in due: da una parte i sostenitori dell’Islam politico (Turchia e Qatar), non contrari a trovare un accomodamento con Teheran, e dall’altra l’asse saudita-emiratino, sempre più in difficoltà strategica, e per questo disposto a inedite concessioni. In disparte cresce il potere tranquillo del Marocco e del suo modello di Islam tradizionale “attualizzato”, che gode di sempre maggior seguito e sostegno istituzionale non solo in Africa, ma anche nell’Unione europea e in Italia.

 

Come in una reazione nucleare, la scissione del “nucleo” sunnita libera enormi energie che possono avviare una reazione esplosiva, di cui anche l’Europa avvertirà tutte le conseguenze. D’altra parte questa fase di travaglio interno può aprire la strada anche a ripensamenti radicali del rapporto tra Islam e modernità, che consentano di uscire dal vicolo cieco “autoritarismo/Islam politico/jihadismo” raccogliendo l’eredità positiva delle rivolte arabe del 2011. Una partita globale in cui l’Italia è profondamente coinvolta.

 

Il contesto

 

Una tragica ondata di violenza investe ormai da anni il Medio Oriente, con rilevanti incursioni in Europa e in Occidente, in termini di sicurezza e di profughi. L’emergere del salafismo jihadista, il possibile ruolo dell’Islam politico, l’autoritarismo, la condizione degli strati più emarginati della popolazione musulmana europea, oltre alle conseguenze ancora da scontare del colonialismo, sono alcune delle chiavi di lettura utilizzate in questi anni per spiegare l’acutizzarsi della crisi.

 

A fronte di questa varietà di cause, è sempre più diffusa la tendenza a spiegare l’intero fenomeno alla luce del conflitto tra sunniti e sciiti, le due maggiori correnti interne all’Islam. Questa spiegazione, completamente tralasciata dai media mainstream nei giorni delle rivolte arabe – ma non da Oasis che vi dedicava il primo numero del 2011 – è ora diventata pane quotidiano di tutti gli analisti. Il che rischia di tramutarsi però in nuovo errore di valutazione, restando ancora una volta un passo indietro rispetto agli avvenimenti.

 

Da un contesto caratterizzato da una forte strutturazione istituzionale, che permetteva di parlare di due “fronti” (sunniti-sciiti), ci stiamo infatti spostando verso uno scenario frammentato. Per cui la vera novità del periodo post-primavere arabe non è la rivalità Arabia Saudita-Iran, ma l’apertura di un fronte interno al blocco sunnita, con la contrapposizione tra Qatar (e Turchia) e un Golfo sempre più segnato dalle politiche autoritarie della nuova leadership saudita-emiratina. Questo sviluppo non è altro che la certificazione geopolitica di un dato culturale, religioso e persino spirituale: il travaglio del sunnismo.

 

Movimento del “compromesso nobile”, nato per risolvere il trauma delle guerre civili del primo secolo islamico a partire dall’idea che «nessuna setta ha completamente ragione» (Suleiman Mourad, The Mosaic of Islam) il sunnismo vede ormai al suo interno filoni di pensiero molto diversi tra loro, con un orientamento teologico non uniforme, ambizioni geopolitiche differenti, diverse concezioni del ruolo della religione nella società e del rapporto tra ulema e potere statale. È contestato “a destra” dal salafismo e a “sinistra” dai Fratelli Musulmani e dai riformisti più o meno laici, mentre patisce l’ascesa delle organizzazioni filo-iraniane, la persistente instabilità della regione e il deterioramento della situazione economica. La delicata situazione influisce anche sul modo in cui i paesi sunniti dal Golfo Persico, dal Sudest asiatico all’Africa del Nord e subsahariana, si relazionano e orientano le diaspore musulmane europee e i loro rapporti con le istituzioni e la società.

 

Accanto a questi segnali si registrano tuttavia anche tentativi di rinnovamento. È il caso in particolare del Marocco, dove, già a partire dagli attentati di Casablanca del 2003, la monarchia ha promosso una forma di sunnismo tradizionale, ma attualizzato, legata ai tre pilastri del malikismo come scuola giuridica, dell’asharismo come dottrina teologica, e del sufismo come pratica spirituale. L’attenzione alla tradizione si è sposata con alcune aperture, in particolare nel campo della cittadinanza e della libertà religiosa, e ha assunto sempre più chiaramente i tratti di una politica religiosa organizzata attraverso la quale il Marocco tende ad accreditarsi come partner affidabile in due direzioni: verso l’Europa, prendendo in carica la gestione della diaspora nordafricana e non solo; e verso l’Africa sub-sahariana, terreno d’eccezionale importanza geopolitica destabilizzato dai movimenti jihadisti. In contrasto con i faraonici piani delle monarchie del Golfo, il Marocco è infine uno dei pochissimi Paesi dell’area a essersi posto la questione della sostenibilità ambientale nel lungo periodo, avviando alcuni importanti progetti.

 

Alla luce di queste considerazioni, la ricerca che Oasis intraprende nel 2018 grazie al contributo di Fondazione Cariplo si concentra sui due poli di produzione del pensiero religioso e politico sunnita: i paesi del Golfo, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar in testa, e il Marocco.

 

Gli obiettivi

 

Attraverso lo studio e l’analisi di questi due “poli”, il progetto Crisi e rinnovamento nell’Islam contemporaneo si prefigge di:

 

  1. Definire e illustrare la natura del sunnismo contemporaneo
  2. Comprendere le sue divisioni interne, anche in relazione agli altri movimenti attivi nella regione
  3. Valutare le ricadute europee delle politiche religiose degli Stati sunniti

 

Secondo lo specifico taglio di lettura di Oasis, che considera la dimensione religiosa come un fattore primario, saranno realizzati articoli e contributi in grado di fare luce sull’evoluzione del mondo sunnita e sulle conseguenze concrete che questa evoluzione può avere.

I principali contributi che Oasis realizzerà nell’ambito di questo progetto saranno diffusi tramite il sito, la newsletter e la rivista semestrale.

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