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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:52:48

Spesso siamo interrogati sul senso della nostra presenza e quindi della nostra missione in terra islamica. La società musulmana ha le proprie convinzioni, che non sempre vanno d'accordo con il nostro Credo; d'altra parte, il nostro compito non è di cambiare tutta la società musulmana. Tuttavia, sarebbe impossibile vivere in un paese, incontrarne gli abitanti, lavorare insieme, senza comunicare loro "qualche cosa" della nostra propria identità. Questo "comunicare qualche cosa" si chiama annunzio o testimonianza. In altre parole: è inconcepibile vivere la nostra identità cristiana e la nostra appartenenza senza che i nostri interlocutori musulmani se ne accorgano. Se poi il cristiano è anche arabo, si può parlare di un vero e proprio choc culturale! Noi viviamo il Mistero di speranza, poiché siamo già la Chiesa dei nostri popoli, la Chiesa locale in cui lo Spirito è all'opera nel cuore di ogni uomo. Non voglio trascurare l'apporto dei tanti laici che, lavorando nelle ditte, nella collaborazione allo sviluppo e negli uffici delle organizzazioni internazionali, rappresentando un valido elemento di dialogo e testimonianza all'interno della società tunisina; la Chiesa, per parte sua, porta avanti opere di assistenza (Clinica Saint-Augustin, visite a domicilio, casa di accoglienza per anziani, servizi ai rifugiati, sostegno alle associazioni tunisine per handicappati e infanzia abbandonata), di cultura (biblioteche per liceali, universitari, ricercatori; corsi di alfabetizzazione), educative. È proprio di queste ultime che vogliamo parlare: dieci scuole, che accolgono seimila alunni tunisini, tutti musulmani, fra i 3 e i 20 anni. Circa seimila famiglie quindi, (senza contare quelle che purtroppo rimangono in lista d'attesa), che affidano i loro ragazzi a queste istituzioni a volte centenarie. Il nucleo dirigente è costituito da cattolici il cui progetto educativo si svolge nel contesto del programma statale tunisino ed è realizzato con personale docente tutto tunisino. L'obbiettivo di fondo è educare le giovani generazioni ad un approccio positivo del reale, tramite un'azione coordinata e concorde. Tra l'altro la formazione dei giovani, così concepita, è capace di rendere al paese un servizio essenziale. Attraverso l'opera educativa si realizza anche un contatto con le istituzioni pubbliche (comuni, ministeri ecc.) i cui funzionari si dimostrano sovente molto collaborativi con la nostra opera, riconoscendone la gratuità e la bontà. Ma come nasce questa straordinaria esperienza educativa? Occorre risalire al 1234, quando i Domenicani fanno apostolato a Tunisi fra i soldati cristiani e gli spagnoli trasportati in Africa sotto gli almoravidi. Nel 1250, su iniziativa di San Raimondo di Peñafort, una scuola d'arabo viene fondata nel loro convento. Possiamo considerarla come la capostipite delle opere di educazione e cultura che la Chiesa intraprenderà lungo tutta la sua storia in terra tunisina. Da questo momento e fino al secolo XIX l'attività della Chiesa di cui siamo a conoscenza consiste nell'assistenza spirituale e, quando possibile, materiale agli stranieri presenti in Tunisia (mercanti, personale diplomatico, milizia franca, schiavi). Le ulteriori notizie circa l'attività educativa in senso stretto risalgono al periodo del Vicariato Apostolico di Tunisi (1843-1881). Si tratta di un momento di particolare sviluppo delle colonie europee in Tunisia, causato da due fattori: la soppressione della pirateria nel 1830, per imposizione delle Potenze europee, che aveva favorito la sicurezza nei commerci marittimi; le condizioni ambientali della Tunisia, che la rendevano meta di immigrazione dal bacino mediterraneo. Fra le opere ecclesiali realizzate a beneficio di tutta la popolazione (cristiana e non), vi furono appunto le scuole. Il 12 maggio 1881 il Trattato del Bardo stabilisce il Protettorato della Francia sulla Tunisia. Il 28 maggio, Monsignor Charles-Allemand Lavigerie, già Vescovo di Nancy e all'epoca Arcivescovo d'Algeri, succede a Monsignor Sutter come Amministratore Apostolico. Lo statuto di Protettorato francese fece aumentare in Tunisia non solo il numero dei francesi, ma anche degli italiani, dei maltesi e dei cittadini delle altre colonie europee. Emigranti provenienti un po' dappertutto affluirono nella regione, con la speranza di trovare un lavoro che permettesse di vivere o un nuovo campo d'azione per la propria iniziativa imprenditoriale. In risposta ai bisogni della popolazione cristiana vennero create parrocchie in diverse città; inoltre, giunsero in Tunisia alcune congregazioni religiose dedite all'educazione ed alle opere caritative: Suore di N.S. di Sion, Suore Bianche, Francescane Missionarie di Maria, Marianisti. Per quanto riguarda la storia del Novecento, ecco riassunti i momenti di maggiore rilievo. Episcopato di Monsignor Combes (1893-1920). In questo periodo le opere educative continuano a svilupparsi, fino ai primi del secolo, quando le autorità francesi, all'interno della loro politica di opposizione alla Chiesa, decretano la chiusura delle scuole cristiane. Episcopato di Monsignor Lemaître (1922-1939). Una delle sue prime iniziative è quella di ordinare ai religiosi e alle religiose di riprendere l'abito e di riaprire le scuole precedentemente soppresse, «poiché dichiarava le leggi antireligiose non hanno applicazione in Tunisia». Periodo dell'Indipendenza (1956-1990). Il 10 luglio 1964, otto anni dopo l'indipendenza della Tunisia, viene firmato il Modus Vivendi. Si tratta di un accordo che «assicura le condizioni indispensabili alla vita della Chiesa ed ai suoi rapporti con il potere e l'organizzazione dello Stato» (Osservatore Romano). Amministrazione Diocesana (1990-1992). Vengono stipulati accordi con associazioni francesi di volontari cattolici e i primi coopérants iniziano la collaborazione con le istituzioni diocesane (scuole, biblioteche, ecc.). Nel 1992 sono stato nominato Vescovo-Prelato di Tunisia. Consacrato il 22 luglio, il 19 settembre ho fatto l'ingresso a Tunisi. Da parte mia l'intervento che più ha attinenza con le opere educative è stato l'appello a congregazioni e movimenti dei vari Paesi. Fra le congregazioni ad orientamento educativo giunte in questi anni nel paese voglio ricordare le Suore Domenicane di S. Caterina da Siena (Iraq), le Suore Egiziane del Sacro Cuore, le Daughters of the Sacred Heart (Malta). Purtroppo nel corso di questi anni si è reso necessario chiudere le scuole professionali di indole sociale e caritativa per mancanza del personale religioso e soprattutto perché non rispondevano alle norme richieste dal governo. Questi locali trasformati servono oramai per alloggiare nuove comunità. Tali dolorose decisioni sono sempre state prese dopo un attento esame di tutte le possibili altre soluzioni. I Cattolici in Tunisia «La Tunisia appartiene al mondo arabo, più precisamente al Maghreb e, allo stesso tempo, al mondo mediterraneo. Nel corso della storia, con il susseguirsi delle splendenti civiltà che qui si sono incontrate, si è creata una rete di rapporti che hanno lasciato il loro segno nel paese. Ancora oggi la Tunisia svolge un ruolo importante nella cooperazione e negli scambi che si sviluppano nella regione». (Discorso del Santo Padre ai Rappresentanti delle Autorità Tunisine il 14 aprile 1996 a Cartagine). I cattolici in Tunisia sono circa 20 mila, su una popolazione di circa 10 milioni di abitanti; sono tutti stranieri, di 44 diverse nazionalità. Dopo l'indipendenza del paese e la firma del Modus Vivendi tra la Santa Sede e il Governo tunisino (1964), la Chiesa ha potuto conservare la proprietà di cinque chiese parrocchiali, alcune case di religiosi e religiose, una clinica, cinque biblioteche e dieci scuole, che accolgono seimila alunni fra i 3 e i 20 anni. Le Opere Educative nelle Parole del Papa «Leggiamo negli Atti degli Apostoli che [i cristiani] lodavano Dio e godevano della stima di tutto il popolo [cfr. At 2, 47]. Questa frase ricorda, in qualche modo, il duplice comandamento fondamentale dell'amore verso Dio e verso il prossimo. Dio viene infatti onorato degnamente quando coloro che Lo adorano rispettano l'uomo, Sua creatura. Mettete in atto ogni giorno questo programma di vita cristiana, nella preghiera e nell'azione. Penso alle opere di educazione e di formazione professionale che portate avanti [] Proseguite questi servizi fraterni, queste opere di misericordia che danno una consistenza concreta all'amore per il prossimo [] La Chiesa in Tunisia spera anch'essa, nell'ambito che le è proprio, di contribuire a soddisfare ai bisogni che emergono. Le sue istituzioni [] nell'educazione vogliono essere al servizio di tutti i tunisini. Sono questi i settori di una feconda cooperazione fra musulmani e cristiani, per contribuire insieme al bene comune». (Giovanni Paolo II, Omelia nella Cattedrale di Tunisi e Discorso ai Rappresentanti delle Autorità Tunisine, 14 aprile 1996).

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