L'Eritrea, Paese martoriato dai conflitti, in particolare con la vicina Etiopia, porta nella sua storia i segni del colonialismo italiano

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:36:56

mercanteasmara.jpgMerci in vendita al mercato di Asmara

Eritrea: il nome, a quanto sembra, fu suggerito a Francesco Crispi dallo scrittore scapigliato Caro Dossi per designare il territorio che dall'altopiano etiopico bruscamente scende verso il Mar Rosso (in greco Erythròs). Gli italiani ci erano arrivati per la prima volta nel novembre 1869 quando il padre lazzarista Giuseppe Sapeto aveva acquistato per conto della Compagnia Rubbatino di Genova "il territorio compreso tra il monte Ganga, il capo Lumah e i due suoi lati" per seimila talleri.

All’epoca, dopo tre secoli di dominio ottomano le regioni costiere, originariamente cristiane ma con una forte presenza musulmana, gravitavano nell’orbita egiziana. Fu la rivolta mahdista in Sudan e il crollo della presenza coloniale egiziana a consentire agli italiani di insediarsi nella città portuale di Massawa (1885). Nel 1890 un regio decreto istituiva la colonia italiana d’Eritrea. Nelle intenzioni del governo italiano la mossa doveva preparare la penetrazione nell’interno, nel quadro della generale corsa alla spartizione del continente africano da parte delle potenze europee. In realtà, la disastrosa sconfitta di Adua (1896) arrestò gli ambiziosi progetti di espansione ai danni dell’Etiopia finché il regime fascista riprese le ostilità nel 1935.

Ruins&Huts.jpgRovine dell'edificio della Banca d'Italia

La creazione dell’Africa Orientale Italiana, nel 1936, ebbe vita breve: già nel 1941 gli inglesi occupavano interamente il paese. Nei più di settant’anni trascorsi dagli esordi della Compagnia Rubattino la presenza italiana impresse tracce tuttora visibili: Massawa fu collegata all’altipiano da una ferrovia e da una strada asfaltata e Asmara fu ridisegnata negli anni Trenta in stile razionalista.

Il piano delle Nazioni Unite del 1950 prevedeva la nascita di una federazione etiope-eritrea guidata da Addis Abeba, ma il negus non nascondeva l’intenzione di esercitare un controllo più stretto sulla regione, strategica per l’Etiopia in quanto unico sbocco al mare. Dopo l’abolizione della federazione e la riduzione dell’Eritrea a semplice provincia dell’impero, nel 1961 inizia la lotta di liberazione. Il Fronte Popolare di Liberazione Eritreo (FPLE) adotta l’ideologia marxista, ma il golpe etiope del 1974, conclusosi con la cacciata del negus e la creazione di un regime socialista, lo priva dell’appoggio sovietico.

Il 24 maggio 1991 il FPLE entra ad Asmara unendosi alla coalizione dei movimenti di resistenza per abbattere il regime del colonnello Menghistu. Il dittatore etiope ripara in Zimbawe, dove tuttora risiede come consigliere per la sicurezza di Robert Mugabe. Il 23 aprile 1993 si tiene sotto la supervisione delle Nazioni Unite un referendum in cui il 99,8% degli eritrei vota per l’indipendenza. Isaias Aferwerki è eletto primo presidente. La controversia sui confini ha condotto tra il 1998 e il 2000 a una sanguinosa guerra di confine con l’Etiopia. Il servizio fotografico di questo numero completa idealmente il reportage: un documento eloquente per non dimenticare i cinque milioni di eritrei: involontario emblema della tragica crisi che, per ragioni diverse, coinvolge l’intero Corno d’Africa.

Fotografie per gentile concessione di Gian Micalessin.

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis.

Per citare questo articolo

 

Riferimento al formato cartaceo:

Oasis, Eritrea, tracce di Italia nell’ex colonia senza pace, «Oasis», anno V, n. 10, dicembre 2009, pp. 120-128.

 

Riferimento al formato digitale:

Oasis, Eritrea, tracce di Italia nell’ex colonia senza pace, «Oasis» [online], pubblicato il 1 dicembre 2009, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/eritrea-tracce-di-italia-nell-ex-colonia-senza-pace.

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