Questo articolo è pubblicato in Oasis 8. Leggi il sommario

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:48:46

Autore: Annie Laurent Titolo: Les chrétiens d’Orient vont-ils disparaître? Entre souffrance et espérance Editore: Salvator, Paris 2008 Mentre nel 2006 l’œuvre d’Orient festeggiava i 150 anni di servizio a favore dei cristiani del Vicino Oriente, la domanda si poneva in modo più drammatico che mai: spariranno? Annie Laurent, titolare d’una maîtrise in diritto internazionale e di un dottorato di stato in Scienze politiche, intende rispondere a questa domanda in qualità di testimone fedele delle sofferenze e della speranza di questi cristiani. La sua tesi su Il Libano e i paesi vicini, in collaborazione con Antoine Basbous, pubblicata nel 1987 con il titolo di Guerres secrètes au Liban, e la costanza nel pubblicare Libanoscopie durante il suo quinquennale soggiorno in un Libano “lacerato” in mille modi, l’hanno condotta a chinarsi sulle sorti delle comunità cristiane di quel Vicino Oriente che ha imparato ad amare e con cui si vuole solidale. In preda a un declino demografico e a una forte emigrazione legate, in parte, all’aggravarsi delle discriminazioni socio-politiche nella regione e all’esclusivismo israeliano, i cristiani d’Oriente hanno bisogno, oggi più che mai, di essere meglio conosciuti e soprattutto sostenuti nella loro vocazione specifica. Da qui l’importanza del libro, introdotto da S.E. Mons. Sleiman, Arcivescovo di Baghdad dei Latini. Il capitolo I presenta “Il Cristianesimo orientale in tutte le sue forme” e tratta di volta in volta dell’origine e dell’espansione, dell’organizzazione e delle divisioni. Occorre infatti distinguere l’avventura nestoriana, l’opzione monofisita, l’atipia armena, l’eccezione maronita, la rottura greca, l’inculturazione latina e il protestantesimo ultimo venuto. Il capitolo II prende in esame “I cristiani d’Oriente tra Islam e Israele”, perché tale è la scomoda situazione in cui essi versano. I cristiani hanno conosciuto la dhimmitudine [condizione dei cittadini non musulmani nelle società musulmane classiche, N.d.T.] e per questo non è sempre facile “essere cristiani” in questi paesi dalle storie recenti tra le più diversificate: Turchia, Iran, Giordania, Siria, Iraq, Palestina, Egitto e Libano rappresentano infatti altrettante situazioni paradossali. Si aggiunge infine la storia d’Israele che obbliga a pronunciarsi rispetto all’ebraismo e al sionismo, soprattutto quando si è “cristiani in Israele” o quando si tratta del dialogo tra ebrei e cristiani. Il capitolo III espone allora “La sfida dell’unità” che tutti devono affrontare. Alcuni incontri, seguiti al Vaticano II, incoraggiano tutti i fedeli a operare «per una fraternità cattolica». Una certa «attualità dell’ecumenismo orientale» sta trovando fortunatamente realizzazione e i cattolici hanno in questo una missione particolare. «Il nodo ecclesiologico» sarà risolto tenendo conto delle rivendicazioni orientali e delle sollecitudini romane? Annie Laurent non ha paura d’interrogarsi su alcuni «segni promettenti» in questa direzione. Le pagine intitolate “Nell’ora della speranza” vorrebbero ridare fiducia a tutti, ai cristiani, ai musulmani e agli ebrei, chiamati oggi a superare rancori, pregiudizi e diffidenze per restituire a Gerusalemme il suo vero significato di Città della Pace e Città aperta, per meglio rispondere all’appello dei grandi profeti d’Israele. Fedeli a Gesù Cristo che in quel luogo rivelò la misericordia divina, i cristiani d’Oriente sono dunque invitati da questo libro a riprendere coraggio e quelli d’Occidente a conoscerli meglio e ad aiutarli maggiormente, tanto più che nuove presenze cristiane, internazionali, nei Paesi del Golfo e nella Penisola arabica, lasciano sperare in nuove possibilità di dialogo e di collaborazione tra musulmani e cristiani. È a buon diritto che Annie Laurent cita in conclusione quanto il Consiglio dei Patriarchi cattolici d’Oriente affermò nel 1991 in una lettera pastorale rivolta ai fedeli, intitolata Un tempo decisivo per le Chiese del Medio Oriente: «Le situazioni difficili con cui ci confrontiamo non ci devono spingere alla fuga […]. Esse devono piuttosto ricondurci alle radici della nostra fede per trovare in essa la forza, la costanza, la fiducia in sé e la speranza, ricordandoci la parola di nostro Signore: “Non temere, piccolo gregge”. La Chiesa […] non fa affidamento sulla statistica, ma sulla coscienza che i suoi figli hanno della loro vocazione e della loro missione».

Tags