Fratelli tutti riprende e sviluppa i temi contenuti nella dichiarazione di Abu Dhabi, elevando il rapporto tra credenti di fedi diverse a paradigma di amicizia sociale valido per tutti gli uomini

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 10:02:20

«Da una crisi si esce o migliori o peggiori. Dobbiamo scegliere noi», ha affermato Papa Francesco durante l’udienza generale del 2 settembre. A un mese di distanza da quest’appello, il Santo Padre offre con Fratelli tutti una bussola per navigare nelle acque agitate nella pandemia. Ma la nuova enciclica non è solo una risposta all’epocale emergenza sanitaria. Come spiega lo stesso Pontefice, le «questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale» sono sempre state tra le sue «preoccupazioni». Momento forte di tale attenzione è stata nel febbraio del 2019 la presentazione ad Abu Dhabi della Dichiarazione sulla Fratellanza umana, redatta e firmata con Ahmad al-Tayyeb, Grande Imam della moschea-università al-Azhar del Cairo. Ed è proprio questo documento a fornire lo spunto per i temi sviluppati nell’enciclica. Sempre nella stessa linea, Fratelli tutti si apre con l’episodio della visita di San Francesco al Sultano al-Malik al-Kamil, in Egitto, di cui si è celebrato l’anno scorso l’ottocentesimo anniversario, e si chiude con un richiamo alla figura del beato (e presto santo) Charles de Foucauld (1858-1916), l’«apostolo dei Tuareg» che immergendosi tra i musulmani dell’estremo sud algerino maturò la sua vocazione di “fratello universale”.

 

Basterebbero questi accenni per cogliere la rilevanza assunta dal dialogo interreligioso, e in particolare da quello islamo-cristiano, nella genesi della nuova enciclica. Ma c’è di più: in alcuni passaggi Francesco declina le sue affermazioni alla prima persona plurale, introdotte dalla formula «Con il Grande Imam Al-Tayyeb», lasciando così che le parole di un dignitario musulmano siano accolte nel magistero della Chiesa. Il metodo scelto per la redazione di questo documento rappresenta in questo modo la traduzione concreta delle indicazioni contenute nel capitolo sesto, in cui il Papa si sofferma sul concetto e sulla pratica del dialogo, che non è «un febbrile scambio di opinioni», ma «la capacità di rispettare il punto di vista dell’altro».

 

Nonostante questa prospettiva particolare, Fratelli tutti non è un documento sulle relazioni interreligiose. Piuttosto, in forza del suo incontro con il mondo musulmano, Francesco eleva il rapporto tra credenti di fedi diverse a paradigma di amicizia sociale valido per tutti gli uomini, facendo della fraternità quel principio unificante che le forze motrici della globalizzazione, principalmente il mercato e la tecno-scienza, si sono dimostrate incapaci di garantire.

 

All’interno di questa cornice, il Papa traccia una strada per dissipare le tante «ombre di un mondo chiuso». Lo fa prima con un’illuminante meditazione sulla parabola del Buon Samaritano e poi mettendo ancora una volta a frutto il suo “pensiero antinomico”, secondo il quale i conflitti tra posizioni opposte non si risolvono attraverso soluzioni sincretistiche o assorbendo uno dei due poli nell’altro, ma elevandosi «a un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto». Nell’enciclica, questo vale in particolare per le tante tensioni da cui è attraversato il mondo contemporaneo, come quella tra globalismo e localismo e quella tra populismo e liberalismo, cui gli stessi cattolici faticano a sottrarsi.

 

Ma l’elenco delle tematiche affrontate dal documento è lungo, dalle migrazioni alla riforma delle istituzioni internazionali, e richiederà una lettura attenta di ogni paragrafo. Non serve in ogni caso essere addetti ai lavori per farsi carico dei problemi posti dal Pontefice. Si tratta di coltivare la virtù della carità a ogni livello, dalla vita personale a quella politica: come spiega infatti il Papa, «è carità stare vicino a una persona che soffre, ed è pure carità tutto ciò che si fa, anche senza avere un contatto diretto con quella persona, per modificare le condizioni sociali che provocano la sua sofferenza. Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume – e questo è squisita carità –, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità».

 

 

*Articolo originariamente pubblicato su «Gente Veneta», settimanale della Diocesi di Venezia, con il titolo “Fraternità, il principio unificante: più di mercato e tecno-scienza”