Il ”modello libanese” /3. La proposta di insegnamento religioso praticata dall’associazione per l’insegnamento religioso islamico raggiunge oltre centotrentamila studenti e oltre cinquecento scuole pubbliche e private.  

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:36:30

Nel nome di Dio Clemente Misericordioso Sia lode a Dio, signore dei mondi,  e benedizione e pace siano sul nostro profeta Muhammad  e sulla sua Famiglia e sui suoi Compagni puri. Le istituzioni educative sciite in Libano sono il frutto di varie e numerose iniziative realizzate nel campo sciita. Esse non sono indirizzate da una guida superiore unica. Si sono incontrate a partire da numerose posizioni di partenza e pertanto sono accomunate da molte cose, ma differiscono in alcuni dettagli. Per questo e per ragioni pratiche e di pertinenza, esporrò l’esperienza dell’associazione per l’insegnamento religioso in Libano e delle scuole al-Mustafa (bened.) che essa gestisce, come modello di queste istituzioni e avvertendo che le più importanti istituzioni educative sciite si ritrovano in un forum chiamato “il forum di coordinamento delle istituzioni educative islamiche”.  L’associazione, fin dalla sua fondazione nel 1974, opera per la diffusione dell’insegnamento religioso islamico in tutte le regioni del Paese, prendendo il Nobile Corano come punto di partenza e fonte di riferimento, e la sunna del Profeta Muhammad (Iddio benedica lui e la sua Famiglia) e le vite della Gente della Sua Casa (su di loro sia la pace) come modello da seguire. Il numero delle scuole in cui l’associazione per l’insegnamento religioso islamico impartisce lezioni di religione è di 540 tra pubbliche e private. L’insegnamento raggiunge più di 135.000 studenti e studentesse di tutti i gradi di istruzione primaria e secondaria. In media esso consiste in un’ora di insegnamento religioso per ogni grado nelle scuole ricordate. L’associazione si occupa anche dei libri di testo religiosi: il libro L’Islam è il nostro messaggio, con le sue dodici parti: in esso ci siamo concentrati soprattutto sugli argomenti del dogma, della vita di Muhammad, dell’etica, del diritto religioso e dei concetti, in un modo adeguato al mondo dei bambini, al loro livello intellettivo, alle loro necessità fondamentali e interessi.  Lo scopo dell’insegnamento della religione come materia nelle scuole pubbliche e private è risvegliare negli studenti la tendenza al bene e il senso morale, creativo ed estetico, attivarne le capacità e potenzialità, e fornire loro conoscenze, tendenze, orientamenti, abilità e capacità che li aiutino a cogliere la verità della loro esistenza e a raddrizzare i loro comportamenti, costruendo una fede sana, personale ed equilibrata, che dia loro tranquillità psicologica. In tal modo si approfondirà in loro il senso di appartenenza all’Islam e alla sua civiltà e la fede nei valori della moderazione, della tolleranza e del rispetto dell’altro e l’assoluta servitù -(’ubûdiyya) nei confronti di Dio Altissimo, la sottomissione e l’abbandono a Lui. L’Altissimo ha detto: «E io non ho creato i jinn e gli uomini altro perché mi adorassero» [Corano 51,56]. Ubbidire agli ordini divini e conformarsi ad essi è il vertice della perfezione e l’apice cui può giungere l’uomo nell’avvicinarsi a Dio. Questo è lo scopo finale della creazione dell’umanità. Le scuole al-Mustafa (bened.), come ogni istituzione educativa libanese, partono da alcuni obiettivi condivisi da tutte le istituzioni di istruzione pubbliche e private, manifestati dall’impegno ad adottare i libri di testo pubblicati dal Ministero dell’Educazione nazionale e a seguire le moderne strategie educative che si impongono come necessarie nel mondo educativo contemporaneo. Tutto questo perché la scuola produca un uomo consapevole della propria fede, patriottico, aperto e autosufficiente, in grado di fronteggiare le sfide del futuro con competenze scientifiche, pratiche e sociali, e un particolare impegno morale e umano. Le scuole al-Mustafa (bened.) al tempo stesso si segnalano per alcune caratteristiche dettate dall’orientamento spirituale su cui esse si basano, che trae i suoi fondamenti dal metodo islamico e prende come modello ed esempio da imitare la Gente della Casa del Profeta Muhammad (bened.). Questo fatto conferisce naturalmente al clima scolastico una preziosa impronta spirituale che si collega a un rapporto esistenziale fiducioso con Dio Altissimo, plasmatore dell’universo, creatore dell’uomo e ordinatore dell’esistente, attraverso un impegno effettivo nei confronti di tutti gli insegnamenti, concetti, regole giuridiche e valori che hanno portato e hanno incarnato nelle loro vite i profeti e gli imâm (pace su loro) e che in numero considerevole s’accordano con le altre religioni celesti [1]. Tali valori conferiscono una caratteristica particolare alla società libanese, purché i suoi membri siano lasciati con la loro autenticità umana, la loro spontanea naturalezza e la purezza di cuore. Le scuole al-Mustafa (bened.), fin dal loro inizio e alla luce del loro background intellettuale, umano e patriottico, hanno delineato i tratti dell’immagine di uomo che desiderano e a cui aspirano. Quest’immagine è stata riassunta nel modo seguente: «Le scuole  al-Mustafa mirano ad aiutare lo studente nella costruzione di una personalità equilibrata secondo i valori dell’Islam e le realtà scientifiche perché diventi un membro consapevole, attivo, produttivo, aperto, zelante, creativo e capace di far progredire in meglio la propria società». Per far emergere questa immagine, realtà dinamica che dovrebbe prendere corpo in una personalità umana, le nostre scuole si sforzano di proporre e servire questi postulati. «Crescita di tutta la personalità del -discente nelle dimensioni di corporeità, affettività, ragione, socialità e spiritualità [...] per produrre un uomo sano dal punto di vista del corpo, psicologicamente stabile, equilibrato mentalmente, capace di trovare il suo posto nella società e spiritualmente in pace».  I Valori del Cielo Per questa ragione nei libri di testo adottati si insiste sulle realtà seguenti: a) aiutare il discente a impadronirsi delle conoscenze e competenze con cui scopre gli elementi più importanti dei misteri del suo corpo e familiarizza con le sue funzionalità in modo da proteggersi dal pericolo delle malattie;  b) comprendere i bisogni del discente nelle sue fasi evolutive e rispondervi con metodi educativi adeguati che si accordino ai valori dell’amore, dell’affezione, della fiducia e del rispetto, uniti ai concetti dell’autosufficienza, a un rafforzamento del senso di appartenenza, fornendo al tempo stesso tutto il necessario in fatto di attività fisiche, svago e gioco;  c) rafforzare lo spirito della curiosità scientifica che rende possibile un pensiero innovativo. Ciò avviene attraverso la messa a disposizione di ambienti culturali stimolanti, che fanno crescere nel discente le virtualità e le inclinazioni nascoste (biblioteche, gite, laboratori professionali, circoli, laboratori per esperimenti, giochi, ecc.); d) incoraggiare le occasioni di contatto positivo che sviluppano nel discente la capacità di socializzazione, attraverso il lavoro di gruppo, come stile di insegnamento preferenziale, in cui acquisisce l’abilità a cooperare, interagire, esprimersi, dialogare, saper ascoltare e collaborare  con gli altri sulla base di sincerità, lealtà,  preferenza, umiltà, riforma e rispetto dell’ordine costituito: «Desidera per tuo fratello quello che desideri per te»; e) creare un clima spirituale dominato dai valori del Cielo, che mostri la grandezza del Creatore e riveli l’ampiezza delle sue grazie così che il discente si abitui ad amarlo, ringraziarlo, lodarlo, adorarlo e a rispettare i suoi insegnamenti per soddisfarlo. All’interno del quadro umano e sociale operiamo perché i nostri metodi offrano un’educazione del discente fondata su questi principi: 1) che sia libero e indipendente e sappia praticare la propria libertà e indipendenza nel modo di comportarsi e credere, all’interno di un quadro di valori che rispettino la libertà dell’altro, purché questi si assuma la responsabilità derivante dalle sue scelte: «Non vi sia costrizione nella fede. La retta via ben si distingue dall’errore» [Corano 2,256]: «Non essere servo di nessuno perché Dio ti ha reso libero» [2] (Imâm ‘Alî, pace su di lui); 2) che sia forte e deciso e con amore e rispetto e capacità di diffondere la fiducia ¬nelle diverse occasioni si prenda cura degli altri e conduca una vita generosa e nobile: «In verità Dio ha concesso al credente ogni cosa, ma non gli ha concesso il permesso di abbruttirsi» (Imâm Ja‘far al-Sâdiq, p.s.d.l.);  3) che la sua vita sia caratterizzata da equilibrio e moderazione, senza eccesso di nessun genere, assumendo quella posizione mediana che il Nobile Corano chiama “rettitudine” (istiqâma): «In verità coloro che dicono: “Il nostro Signore è Dio” e su retta via camminano, su loro scenderanno gli angeli» [Corano 41,30]; «Cerca piuttosto, con le ricchezze che Dio t’ha dato, di acquistarti la Dimora dell’oltre e non dimenticare il tuo dovere nel mondo» [Corano 28,77]; 4) che goda di uno spirito carico di umanità, compassionevole, trasparente e rivolto alle cose più nobili, che sdegna le piccolezze e s’attiene alla misericordia, rifiuta la violenza e si lascia toccare dalle tragedie, si affretta a soccorrere i bisognosi e si dà da fare per alleggerire la sofferenza dei poveri: «Siate misericordiosi con chi è sulla terra e sarà misericordioso con voi Colui che abita il cielo» (hadîth profetico); 5) che viva seriamente la propria responsabilità verso i diritti dell’uomo e di ogni uomo, bambino, giovane, donna, anziano etc. e quale che sia la sua appartenenza e natura: «La gente si divide in due categorie: o sono fratelli per te nella fede o simili a te per il fatto di essere creati» (Imâm ‘Alî, p.s.d.l.); 6) che rifiuti l’ingiustizia, lo sfruttamento, l’occupazione e la colonizzazione da qualsiasi parte esse provengano, e a qualsiasi classe egli appartenga: «Guardati dal trattare ingiustamente colui che non può invocare a suo sostegno altri che Dio» (hadîth profetico); 7) che si apra con coscienza alle acquisizioni del mondo contemporaneo, con tutte le sue culture, attività e diversità, così che non rifugga le cose positive e le invenzioni, prenda quello che è utile, fa crescere e produce sviluppo, e agisca con saggezza, responsabilità e cautela nei confronti di quello che non si accorda con i valori in cui crediamo. È questo che auspichiamo dal rafforzamento delle lingue straniere che contribuiscono ad arricchire le esperienze e ad ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’apertura: «Di’: “Signore accrescimi in scienza”» [Corano 20,114]; 8) che si radichi nella sua coscienza l’amore per la scienza e la scoperta, in modo da educare la sua ragione alla ricerca e alla critica, per liberarlo da ogni forma di arretratezza, superstizione e cieco fanatismo. Infatti costruisce qualcosa soltanto chi è solido nella capacità di argomentare, nella logica e nella dimostrazione: «Portate la prova se siete sinceri» [Corano 27,64]; 9) che sia oggettivo, sappia accettare le critiche altrui e apra il suo cuore a chiunque gli riveli un difetto o alluda a una sua mancanza, così da adoperarsi per correggerla e -liberarsene: «Dio abbia misericordia di chi mi mette davanti i miei difetti» (hadîth profetico); 10) che sia umile verso l’Altissimo e verso gli uomini, e non si accontenti della perfezione della sua fede, dell’autenticità della sua certezza e della profondità della sua cultura o della potenza della sua persona [...] ma si muti in un fattore di bene, sempre intento a riformarsi, fonte di verità, amore e luce, appoggiando il cambiamento e lo sviluppo per elevarsi, insieme alla sua società, ai gradi del progresso e della civiltà. Egli sarà quell’uomo che l’Imâm ‘Alî (p.s.d.l.) ha così descritto: «Da lui si spera il bene, e non si teme il male; perdona chi gli ha fatto un torto, dà a chi gli ha negato e dona a chi lo ha evitato. Lontano dall’impudicizia e mite nel parlare, il suo male è assente e il suo bene presente. Guarda verso la virtù e volta le spalle al vizio. Nei terremoti mantiene il sangue freddo e nelle avversità la pazienza, nella prosperità rende grazie, non è ingiusto con chi odia né -parziale verso chi ama, dice la verità prima ancora che gli sia chiesto di testimoniarla, non s’immischia delle cose vane, non s’allontana dalla verità. La sua anima [concupiscente] patisce per causa sua, mentre la gente trova sollievo in lui. Affatica la sua anima in vista dell’Altra vita e offre alla gente sollievo dalle sue -cattive tendenze».  Strumentalizzazione dell’Appartenenza Per quanto riguarda il quadro nazionale, le nostre scuole lo considerano come un dovere e una responsabilità per tutti quelli che vi lavorano. Per questo esse hanno assunto una politica stabile e decisa, che insiste sul rafforzamento del senso di concittadinanza, a parole, nei fatti e nel comportamento, per radicare il senso di appartenenza cosciente alla patria. Per questa ragione esse da un lato interagiscono positivamente con le richieste dell’educazione nazionale, attraverso l’adozione dei libri di testo e il sostegno alle attività che trasformano le conoscenze teoriche in convinzioni, abilità e comportamenti. E al tempo stesso esse guardano con rammarico all’assenza di un libro di storia scritto con oggettività, sincerità e sguardo indipendente che sappia raccogliere e fondere tutti in un’unità compatta e radicata. In secondo luogo, le nostre scuole adottano un metodo che si concentra sulla relazione positiva con l’altro, il riconoscimento delle sue particolarità, l’interazione sociale che costruisce rapporti di amore, affetto, fiducia, collaborazione e rispetto reciproco, respingendo così tutti i fattori di paura e sfiducia e le rappresentazioni negative. Per sostenere questi due elementi la nostra fondazione educativa ha scelto di adottare una politica che miri a confermare l’appartenenza degli allievi alla patria e a piantarne le radici nella terra dei loro padri e antenati. Possiamo indicare alcuni aspetti di questa politica: si deve adoperare perché la società garantisca agli studenti la soglia minima nei bisogni fondamentali, così che possano vivere una vita e dignitosa, in un contesto di condivisione, giustizia ed equilibrio, e nel quadro di una politica di pari opportunità per tutti. Deve creare le occasioni per ampliare il bagaglio delle competenze con la geografia della patria, i suoi paesaggi naturali, i siti archeologici, le località turistiche in modo da catturare l’interesse dello studente. Così esso andrà fiero della propria storia e del proprio patrimonio. Lo studente deve poter ascoltare con ponderazione e oggettività la storia che narra le glorie del passato, lontana dai retroscena etnici e dalle sensibilità comunitariste; lo studente inoltre deve imparare a memoria gli inni patriottici e festeggiare le occasioni che si collegano all’indipendenza, alla libertà e al raggiungimento della sovranità. Lo studente deve vivere la preoccupazione per la sicurezza della patria, la responsabilità per la sua difesa e il costante pensiero del suo progresso. Egli dovrà rispettare le leggi che rispondono ai bisogni della gente e alle loro necessità e collaborare nella difesa da tutto ciò che ne minaccia l’integrità e l’indipendenza. Tuttavia ciò di cui ci lamentiamo e che toglie efficacia ai nostri progetti educativi è la chiara contraddizione che esiste tra quanto i nostri studenti leggono e studiano e quello che vivono ogni giorno nel campo dell’azione politica che fondamentalmente appoggia lo spirito comunitarista e di parte, e che al tempo stesso si incontra con il linguaggio dello spreco, della corruzione, della spartizione e del favoritismo, generando nei nostri figli dolore, disperazione, ribellione e protesta. Il problema principale che angustia la maggior parte degli studenti libanesi è lo sfruttamento della loro appartenenza comunitaria a beneficio delle pretese di alcuni capi, mentre essi aspirano dentro di sé a un’appartenenza politica che offra l’immagine di una patria capace di accogliere tutti, di badare agli interessi e alle necessità di tutti e di realizzare nella misura del possibile desideri e speranze. Desideriamo e auspichiamo, e operiamo per realizzare questo desiderio e quell’auspicio: un’educazione alla sana concittadinanza che si concentri sui punti d’incontro e sui denominatori comuni che nelle coscienze vive fanno nascere quei valori umani che muovono dal rispetto dell’uomo in quanto tale: «O Gente del Libro! Venite a un accordo equo fra voi e noi, decidiamo cioè di non adorare che Dio» [Corano 3,64].


[1] Ebraismo e Cristianesimo. [2] Da qui in avanti l’eulogia per gli imâm, abbreviata in arabo, è resa in italiano con le iniziali p.s.d.l. (pace su di lui).  

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