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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:36:34

Autore: Conferenza Episcopale Italiana. Servizio Nazionale per l’IRC (a cura di) Titolo: L’insegnamento della religione, risorsa per l’Europa Editore: Elledici, Leumann (To), 2008 Questo volume presenta i risultati di una ricerca condotta tra il 2005 e il 2007 sull’insegnamento della religione nelle scuole europee. La ricerca è stata promossa dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa su iniziativa e con il sostegno operativo del Servizio nazionale per l’Insegnamento della Religione Cattolica della Conferenza Episcopale Italiana. L’insegnamento della religione (d’ora in avanti IR) nelle scuole è sicuramente una delle cartine al tornasole per comprendere il tipo di relazione esistente tra religione e politica, tra chiese e stati, tanto più quando, come oggi, ci si interroga sui fondamenti culturali della società europea, sul ruolo delle religioni storicamente maggioritarie (le confessioni cristiane) e sulle rivendicazioni portate avanti dalle minoranze religiose. Da questa ricerca, il quadro della realtà europea (sono state prese in esame 29 nazioni) risulta essere piuttosto differenziato, pur in presenza di elementi comuni. Un dato comune alle ricerche condotte nei singoli Paesi può essere individuato nel carattere culturale dell’IR e nella sottolineatura di una delle sue principali finalità: favorire la crescita umana e spirituale degli alunni in risposta agli -interrogativi di senso. In quasi tutti i paesi d’Europa (ad eccezione della Bulgaria, della Bielorussa e della Francia, esclusa l’Alsazia) è offerta una qualche forma di IR secondo due modalità prevalenti: un insegnamento modellato sulle scienze della religione gestito dallo stato e un insegnamento a contenuto confessionale in cui le Chiese cristiane hanno un ruolo significativo. Il primo modello è adottato nei paesi scandinavi (Norvegia, Svezia, Danimarca), il secondo modello, in cui lo Stato non avanza pretese in materia religiosa ma ritiene che la religione faccia parte del patrimonio storico e culturale del Paese, è quello prevalente negli altri Paesi. In Italia e in Irlanda esiste un solo insegnamento confessionale (cattolico) ed è garantita la possibilità di non avvalersi dell’insegnamento della religione o di scegliere un’attività alternativa. In altri paesi (Belgio, Germania, Francia (Alsazia), Croazia, Austria, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Finlandia, Romania) è offerto l’IR di diverse confessioni oppure un IR generico. In alcuni paesi ex comunisti (Lituania, Serbia/Montenegro/Macedonia, Repubblica Ceca, Ungheria), l’IR confessionale è una materia facoltativa e libera scelta al di fuori dell’orario scolastico. In altri paesi (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Croazia) o regioni (Alsazia) la finalità dell’insegnamento è, sia nelle scuole statali sia in quelle ad ispirazione religiosa, di natura pastorale e si intreccia con esigenze di tipo catechetico. In altri casi ancora (Scozia, Irlanda, Inghilterra, Galles) le finalità catechetiche sono riservate all’insegnamento della religione offerto nelle scuole cattoliche. In quasi tutti i paesi (ad eccezione di Bulgaria, Ungheria, Bielorussia), gli insegnanti di religione sono assunti e pagati dallo Stato e viene riconosciuto loro uno stato giuridico identico o analogo a quello degli insegnanti di altre materie. Nei Paesi in cui l’insegnamento della religione ha anche una natura pastorale l’autorità ecclesiastica ha voce in capitolo nella designazione o nell’approvazione dei docenti. In conclusione, da questa ricca e documentata indagine emerge che, dati alla mano, il modello di un’istruzione religiosa basata sulle scienze della religione (un modello meramente descrittivo quando non sincretistico) da molti oggi propugnato come modello laico e post-confessionale non può essere affatto considerato come l’approdo naturale e ineluttabile verso cui si sta andando in Europa. Emerge invece che l’insegnamento della religione può costituire anche oggi un pilastro fondamentale per il riconoscimento del ruolo positivo della religione nella sfera pubblica dei paesi europei.

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