Lo sguardo dell'Oriente /1. In Pakistan gli attacchi, le aggressioni, le pressioni per convertirsi all'Islam, le discriminazioni di ogni genere, non hanno piegato la coscienza e la volontà dei cristiani, che non solo hanno convinto all'azione le altre comunità minoritarie, ma in diversi casi hanno trascinato anche i musulmani sulle loro posizioni.

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:51:22

La reazione all'11 settembre ha portato alla formazione di una coalizione per mettere fine al regime talebano in Afghanistan e catturare Osama Bin Laben e il mullah Omar, entrambi ritenuti coinvolti negli attacchi agli Stati Uniti. Subito dopo l'inizio della guerra in Afghanistan è stata attaccata una chiesa cattolica a Bahawalpur, e diciotto fedeli sono stati uccisi da colpi di pistola o granate. Successivamente sono stati attaccati anche un ospedale a Taxila, una scuola missionaria a Murree e una chiesa in area diplomatica a Islamabad. Il fatto che la coalizione fosse formata da "paesi cristiani" è stata la giustificazione alle ritorsioni contro i cristiani in Pakistan. Perciò la prima sfida per i cristiani pakistani è stata quella di affermare la propria identità come pakistani. Come ha detto un vescovo a una conferenza stampa dopo gli attacchi: «Il nostro Presidente è Parvez Musharraf, non George Bush; il nostro (allora) Primo Ministro è Zafarullah Khan Jamali, non Tony Blair; la nostra bandiera è la mezzaluna e la stella, non le stelle e strisce!». Una seconda difficoltà, recentemente accentuatasi, è che sono stati presi di mira cristiani famosi a livello nazionale che hanno subito pressioni perché abbracciassero l'Islam. Il famoso giocatore di cricket Yusaf Yohanna si è convertito e si chiama ora Muhammad Yousuf. La gente di Lahore che lo conosceva pensa che la sua conversione dipenda da tre motivi espressi in un proverbio persiano: «zar, zan, zamin», che significa "soldi, donna e terra". Essi sostengono che il famoso giocatore avesse una relazione d'affari (zar) con la persona che lo ha convertito, che l'affare riguardasse una proprietà (zamin) e che egli fosse coinvolto sentimentalmente con la sorella di quest'ultimo (zan). Come logica conseguenza, a diversi cristiani che lavorano in vari campi con dei musulmani viene ingiunto di «convertirsi come Yusaf Yohanna». L'ultimo preso di mira è stato il famoso cantante cristiano A . K. Nayyar, brutalmente picchiato e ancora minacciato telefonicamente perché si converta. A molte infermiere cristiane hanno detto: «Lei è una così brava (o bella) persona che dovrebbe diventare musulmana». Ovviamente questa non è la politica ufficiale del governo, ma il lavoro di integralisti ispirati e addestrati dalle Tablighi Jamaat (le organizzazioni di proselitismo musulmano). Recentemente alcuni studenti cristiani di medicina e delle infermiere si sono convertiti all'Islam a Peshawar. Ma il proselitismo non si limita solo ai cristiani famosi o che hanno un alto grado di educazione. Persino nei quartieri poveri delle città, in famiglie in cui entrambi i genitori lavorano e i figli non vanno a scuola, i predicatori visitano le case suonando le naat (le lodi del Profeta), che a volte regalano ai bambini. Il noto problema causato dall'abuso delle leggi contro la blasfemia si è intensificato dopo l'11 settembre. I fondamentalisti perseguono vigorosamente qualsiasi accusa (persino falsa) e sono pronti a eseguire la pena di morte anche prima che la polizia arresti l'accusato e la corte prenda la sua decisione. Persino dopo l'assoluzione da parte della corte, l'accusato resta ancora in pericolo di morte. Le vignette danesi hanno scatenato violente proteste, con perdite di vite umane e danni alle proprietà. Anche scuole cristiane e chiese sono state attaccate a Sukkur, dimostrando come i sentimenti anti-occidentali diventino sentimenti anti-cristiani. La comunità come affronta queste sfide? In primo luogo, i vescovi e i membri del Parlamento hanno contattato il Primo Ministro. Il risultato è stata la decisione del governo di pagare o riparare le istituzioni danneggiate (scuole, chiese, case). Un altro risultato è stato la formazione di comitati per la pace a tutti i livelli, i cui membri dovrebbero essere funzionari statali, rappresentanti delle minoranze e guide religiose musulmane, che dovrebbero incontrarsi regolarmente per prevenire gli attacchi contro le minoranze. Al Ministro di Stato per le Minoranze recentemente eletto, subito dopo l'insediamento, è stato chiesto di istituire questi comitati per la pace e di renderli funzionanti. È stato notato che se i cristiani poveri sono vulnerabili, quelli con una formazione accademica o professionale elevata stanno generalmente meglio. Ma se i protestanti hanno cinque college al Nord, e i cattolici solo due nel Sud del paese, i cattolici di rito latino possiedono solo scuole elementari, medie e superiori, il che non è sufficiente per renderli capaci di stare in piedi sulle proprie gambe e affrontare le sfide. Nel settembre 2006 verrà aperto il primo istituto universitario cattolico latino a Rawalpindi, vicino alla capitale Islamabad. Qui gli studenti di tutte le comunità potranno studiare insieme e imparare il rispetto e la tolleranza, lavorare per la pace e l'armonia, il benessere e il progresso di tutti i cittadini del paese, in un clima di mutuo rispetto, imparando ad apprezzare persone di fede differente. Dopo aver esaminato queste sfide e le risposte, sorge una domanda: che cosa riserverà il futuro? La sfida più grande è la necessità di un'estesa e solida formazione alla fede. Anche se il clero cattolico vive distante dal popolo e mantenuto dalla chiesa, i formatori laici vivono e lavorano (mantenendosi da sé) sia in aree urbane che rurali. Perciò essi sono molto più numerosi e disponibili per una formazione alla fede in ogni luogo. Abbiamo bisogno di una "Scuola Biblica" per formare i nostri laici che dopo un anno di corso possono ritornare alle loro case e rafforzare la fede delle persone che risiedono nella loro area. All'Assemblea plenaria della FABC (Federation of Asia Bishops' Conferences) a Tokyo sul tema del "Laicato", l'Arcivescovo emerito di Kuala Lumpur Soter Fernandez ha detto: «Ho mandato per un anno alcuni laici alla scuola cattolica di formazione biblica carismatica, e quando sono tornati predicavano meglio di alcuni preti!». Essendo numericamente fragili (il 2% i cristiani e il 2% gli hindu in mezzo a 150 milioni di musulmani), le minoranze hanno capito che devono restare unite e lavorare insieme con la comunità di maggioranza. Il 21 aprile 2006 le minoranze (cristiani, hindu, parsi, e sikh) si sono riunite insieme e hanno formato l'Alleanza di tutte le minoranze pakistane. La loro Carta delle richieste dà una buona idea delle sfide di fronte a cui ci troviamo. Eccole: 1. Il concetto di religione e minoranza così come esposto dalla Costituzione del Pakistan, inclusi gli articoli 2-A, 31, 227 e 228, dovrebbe essere cancellato, e le politiche in nome della religione dovrebbero essere proibite di conseguenza. 2. Il governo del Pakistan dovrebbe garantire una giusta e adeguata rappresentanza delle minoranze religiose nell'Assemblea Nazionale e nelle Assemblee Provinciali del paese, in base alla crescita demografica e all'aumento proporzionale dei seggi totali. 3. Alle minoranze religiose è stata totalmente negata la rappresentanza nel Senato del Pakistan tramite il sistema dei seggi riservati. Questa è davvero una beffa del sistema, che riconosce nelle Assemblee Provinciali e Nazionali la rappresentanza delle minoranze religiose, ma nega lo stesso diritto alla camera superiore del Parlamento. Per questo è richiesto il necessario emendamento della Costituzione, per avere una giusta rappresentanza delle minoranze religiose nel Senato del Pakistan, sulle basi dell'uguaglianza di fronte alla Costituzione. 4. La Corte Federale della Shari'a, che funziona come un organo sopra-costituzionale, dovrebbe cessare di funzionare, visto che le sue sentenze aggiungono ulteriori discriminazioni a quelle già ampiamente istituzionalizzate contro le minoranze religiose in Pakistan. Essa rende così nullo il concetto di Parlamento come organo supremo del Paese. 5. La norma del comma 295-B e C del codice penale pakistano deve essere abrogata immediatamente, poiché cittadini innocenti appartenenti a minoranze religiose vivono in perenne paura. 6. Le pene hudùd (pene stabilite dal Corano, come il taglio della mano per il ladro, N.d.T.) e altre leggi discriminatorie devono essere abrogate immediatamente. Da quando sono state promulgate le leggi hudùd, questa richiesta è stata avanzata anche dalle organizzazioni femministe e per i diritti umani. 7. Il governo, attraverso politiche pubbliche, faccia partecipare le minoranze religiose ai servizi operativi come l'esercito, la polizia, i servizi segreti e la magistratura, gli affari esteri, etc. 8. La legislazione deve riuscire a sradicare la pratica della discriminazione in voga in Pakistan contro i cittadini appartenenti a minoranze religiose. 9. Le leggi dello statuto personale vanno attentamente riviste per le minoranze religiose e per ciascuna minoranza religiosa occorre operare delle modifiche. Questo poi deve essere riconosciuto dalla legge e applicato in ciascuna comunità. Esiste un testo che i fondamentalisti usano per giustificare i loro atti di violenza. Ricorre sei volte nel Corano. Si legge: «Tu che hai abbracciato la fede! Non fare degli ebrei o dei cristiani i tuoi alleati; si sono alleati l'uno con l'altro, e chiunque si allei con loro diventa in verità uno di loro. Ecco, Dio non guida tali malfattori». Con parole simili il testo compare altre cinque volte nel Corano. Ma il contesto dei primi cinque testi mostra che il risentimento o l'avvertimento non è contro le religioni come tali, ma contro varie forme di oppressione praticate da alcuni cristiani ed ebrei. La sesta volta ricorre al di fuori di ogni contesto, ma l'uso che se ne è fatto nel corso della storia e i commenti mostrano che non era utilizzato contro i cristiani e gli ebrei, ma solo contro degli oppressori. Questa interpretazione non-fondamentalista del testo proviene dal terreno di azione congiunta dei sudafricani (cristiani e musulmani) durante l'apartheid. L'esperienza di lavorare fianco a fianco ha fatto nascere una stima dei musulmani verso i cristiani, e viceversa. Il paradigma esclusivistico si è mutato in uno pluralista, dove sia i cristiani che i musulmani si considerano in collaborazione per il comune scopo della liberazione. È così nata una nuova ermeneutica per interpretare il testo, non come rifiuto dell'altro (religioni non-islamiche), ma come una chiamata di Dio (in entrambi i libri sacri) a rifiutare l'ingiustizia e lavorare per la pace e l'armonia. Ci sono alcune esperienze simili in Pakistan. Una è stata l'azione unitaria di cristiani (e altre minoranze) e musulmani per prevenire un'interpretazione molto fondamentalista della Shari'a ed evitare che si tramutasse in legge. La proposta della Shari'a era già passata all'Assemblea Nazionale (cioè la camera inferiore del parlamento). Inizialmente i musulmani pensavano, trattandosi di Shari'a, che fosse una cosa buona. Con la pressione che le minoranze fecero sui senatori, questi ultimi capirono che la proposta avrebbe elevato il Primo Ministro al di sopra del Presidente, al di sopra del Capo di Stato Maggiore e del Presidente della Corte Suprema, in una parola che il progetto di legge avrebbe sovvertito l'intera Costituzione, sebbene fosse stato presentato come un semplice emendamento. Allora i senatori musulmani si sono mossi e hanno rifiutato il progetto di legge in Senato (la camera superiore del Parlamento). Il risultato è stato che la proposta della Shari'a non è diventata legge. Un altro esempio di azione congiunta tra cristiani e musulmani è stato quello per la modifica del sistema elettorale. Una volta le elezioni si svolgevano secondo un sistema chiamato "apartheid religioso": i cristiani potevano votare solo per i cristiani, i musulmani per i musulmani, gli hindu per gli hindu e così via. Restando ai margini, le minoranze potevano eleggere solo membri delle loro comunità, che non avevano potere politico o economico. Inoltre nella camera dei deputati, su più di centocinquanta membri gli unici quattro hindu e i quattro cristiani non avevano la possibilità di fare proposte che risolvessero i loro problemi. Era un caso di "0+0+0+0=0". Le minoranze erano fuori dal corso della vita nazionale. Alcuni musulmani che avevano capito l'ingiustizia hanno combattuto insieme con le minoranze e alla fine il sistema elettorale separato è stato sostituito da un sistema elettorale unito. Da quel momento le minoranze, che non avevano "valore" per i musulmani, (in quanto non potevano trarre beneficio dal loro voto) all'improvviso sono diventate importanti e successivamente molto ricercate da musulmani che hanno potere politico ed economico, e possono aiutare i membri delle minoranze religiose inserendoli nel dibattito della vita nazionale. Un terzo esempio di azione congiunta è stato quello per la denazionalizzazione dei college. Le scuole erano già state denazionalizzate, tranne due college cattolici nel Sindh e quattro college protestanti nel Punjbab. Con il perseverare degli sforzi sia dei cristiani che dei musulmani, il college femminile a Lahore ha ottenuto un consiglio d'amministrazione autonomo e una scuola cristiana maschile è stata denazionalizzata. Va notato che il Presidente Musharraf e il Primo Ministro Aziz hanno studiato in scuole cattoliche di Karachi e in college protestanti del Punjbab. Il quarto e ultimo esempio di azione congiunta tra cristiani e musulmani riguarda il lavoro di aiuto e riabilitazione portato avanti da cristiani del luogo e stranieri. La gente del Kashmir, prima del terremoto, non aveva una buona opinione dei cristiani. Questi ultimi non avevano cimiteri per seppellire i propri morti, né spazi per costruire una chiesa o una scuola, né terra per costruire case. Ma dopo aver visto l'immane lavoro compiuto da cristiani del luogo e stranieri per offrire cure mediche, rifugi, ospedali da campo, scuole provvisorie, cucine, i cristiani sono ora apprezzati ed è stata concessa loro la terra per il cimitero, la chiesa, le scuole e le case. Quando persone di differenti religioni si trovano una di fronte all'altra nella paura, nell'ostilità e nell'odio, questo può portare alla violenza e al terrorismo. Ma quando le religioni si trovano insieme di fronte al comune nemico dell'ingiustizia e dell'oppressione, della povertà e della malattia, e lavorano insieme per l'educazione (almeno per l'alfabetizzazione) riducendo le spese per la difesa e le armi nucleari, combattendo contro il degrado ecologico e il surriscaldamento del globo, allora l'indiscusso potere e la passione che provengono dalla fede vengono incanalati nella giusta direzione e la religione può fiorire in mutuo rispetto e armonia. Questa è la strada da percorrere, ora e per il futuro.

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