In Libano la Festa dell’Annunciazione, celebrata da cristiani e musulmani con iniziative comuni, è stata consacrata festa nazionale da parte del Governo. Il culto per Maria, madre di Gesù diventa occasione di comprensione reciproca

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:36:42

La società libanese è composta da diciotto confessioni religiose riconosciute: quattordici Chiese orientali e quattro diverse denominazioni di Islam. Ognuna di esse ha le sue feste religiose, durante le quali le istituzioni, gli uffici pubblici, le scuole, le università e le attività commerciali sospendono le attività.

Per favorire la conoscenza reciproca circa l’essenza di queste feste, un gruppo di intellettuali cristiani e musulmani ha lavorato, con il concorso dell’UNESCO, alla pubblicazione di un libro che spiega il significato di ognuna e il modo in cui essa viene celebrata. Questo perché una società variegata come quella libanese ha bisogno di una cultura religiosa comune su cui far crescere una memoria nazionale condivisa. Tale cultura non vuole né annullare né ignorare le differenze. Essa intende piuttosto educare a riconoscerle, ad accettarle, a rispettarle e a cooperare con l’altro in uno spirito di autentica carità.

Una cultura religiosa comune educa ad accogliere le diversità Essa si caratterizza inoltre per la ricerca e la condivisione di alti valori umani, senza escludere quelli che fanno riferimento alle fedi religiose. In questo senso il rispetto, la devozione, l’amore con i quali cristiani e musulmani guardano a Maria fanno parte dal nucleo delle rispettive fedi. Maria è «piena di grazia», recita il Santo Vangelo, mentre il Corano la descrive come «l’eletta su tutte le donne del creato». Il suo nome ricorre nel Corano 34 volte, in dodici diverse sure. Una di queste, la sura di Maria, di 98 versetti, le è espressamente dedicata.

 

Maria nel Corano

In tutti questi passi il Corano offre delle immagini che la descrivono in varie fasi della sua vita: prima della nascita, all’annuncio dell’angelo, durante il parto, al momento dell’inizio della missione di Gesù. I versetti dal 35 al 37 della sura della Famiglia di ‘Imrân mostrano la situazione familiare di Maria prima della sua nascita. Essi narrano che, saputo di essere incinta, la moglie di ‘Imrân, madre di Maria, consacrò a Dio il bambino che portava in grembo e Lo pregò di accettare il suo voto. Ma quando partorì si accorse che il bambino era in realtà una femmina. Allora, presa da una forte delusione, si rattristò, perché sperava che il bambino fosse maschio e potesse così meglio servire Iddio con le sue opere. La madre di Maria riversò tutta la sua amarezza in suppliche al Signore. Gli disse: «Signore! Ecco io ho partorito una femmina!» Sennonché, sono ancora i versetti coranici a riferirlo, «Dio sapeva meglio di lei chi essa aveva partorito». Capiamo da queste parole che la piccola Maria non era solo una femmina, né una bambina come le altre. I versetti continuano ricordando che la moglie di ‘Imrân scelse per la figlia il nome di Maria e la consacrò a Dio, pregando il Signore di proteggere Maria e la sua discendenza da Satana. Era il secondo voto dopo quello con cui aveva consacrato il bambino quando ancora lo portava in grembo. Dio la esaudì: accettò la sua offerta, la piccola Maria, «d’accettazione buona» e «la fece germogliare, di germoglio buono», dandole cioè una vita pura e sana. E la affidò alla tutela di Zaccaria, su di Lui la pace.

Zaccaria, che era un vero credente e un asceta, e aveva accettato di prendere Maria con sé come un ordine divino, al vedere i segni che Dio faceva fu colto da stupore. Racconta infatti il Corano che «ogni volta che entrava da lei nel suo santuario vi trovava del cibo». Il santuario è luogo di preghiera e di culto a Dio e questo significa che Maria pregava e adorava Dio incessantemente. Ed era nutrita e vestita per volontà di Dio. Zaccaria era meravigliato dalla presenza di questo cibo. Egli infatti non le portava mai niente e sapeva che Maria non lasciava mai il santuario. Era perciò normale che le chiedesse, come riporta un versetto, «donde ti viene questo?». Maria rispondeva, è sempre il Corano a riferirlo, che le giungeva da Dio per il tramite dei suoi angeli. E la sua era la risposta di chi crede con fiducia e serenità: «Mi viene da Dio, perché Dio dà della Sua provvidenza a chi vuole, senza conto».

Dignità mai raggiunta

Dopo questo racconto, i versetti dal 42 al 45 della sura della Famiglia di ‘Imrân ci presentano il testo del primo annuncio degli angeli a Maria («O Maria! In verità Dio t’ha prescelta e t’ha purificata e t’ha eletta su tutte le donne del creato») e quello in cui gli angeli le annunciano la sua maternità («Iddio t’annunzia la buona novella d’una Parola che viene da Lui, e il cui nome sarà il Cristo, Gesù figlio di Maria»). Cristo è il Verbo di Dio, non si tratta quindi di una nascita normale, né di un uomo come tutti gli altri. I versetti dal 16 al 21 della sura di Maria riferiscono un dettaglio dell’Annunciazione, spiegando come Dio mandò a Maria il suo spirito «sotto forma d’uomo perfetto», e riportando il dialogo tra la donna e lo spirito apparso in forma umana. Tutti questi passi mostrano che Maria ha nell’Islam una dignità mai raggiunta da alcun’altra donna, da Eva alla fine del mondo.

Dalla dignità di Maria, un incontro tra fedi È proprio questa dignità uno dei fondamenti dell’incontro tra musulmani e cristiani. Per questo si è formato un comitato noto con il nome di “Incontro islamo-cristiano intorno a Maria”, che dal 2007 al 2010 ha organizzato celebrazioni particolari in occasione della Festa dell’Annunciazione. In queste occasioni si recitano preghiere cristiane e musulmane sull’altare della Chiesa di Nostra Signora al Collegio di Jamhour, una delle grandi istituzioni dei Gesuiti in Libano. In occasione dell’ultima festa è stato affidato al Comitato Nazionale Islamo-Cristiano per il Dialogo, in cui sono rappresentate tutte le autorità religiose del paese, il compito di promuovere presso il Governo la proclamazione della Festa dell’Annunciazione come festa nazionale islamo-cristiana e non solo come semplice festa religiosa cristiana.

Inizialmente il Comitato ha lavorato con l’ex Primo Ministro Fouad Siniora, il quale ha accolto la proposta con entusiasmo e, annunciando pubblicamente l’iniziativa, ha incaricato il Consiglio dei Ministri di varare un decreto. Ma alla fine la pubblicazione del decreto è stata rimandata. Il comitato ha allora rinnovato i suoi sforzi presso il Capo del nuovo governo, Saad Hariri, che si è pronunciato con entusiasmo sulla questione alla vigilia del suo viaggio in Vaticano per incontrare Sua Santità Papa Benedetto XVI (20 febbraio 2010 ndt). In sole 48 ore, il Primo Ministro è riuscito a varare il decreto che proclama il 25 marzo festa nazionale e ha inoltre formato un Comitato ministeriale incaricato di organizzare i festeggiamenti comuni tra cristiani e musulmani.

Il Libano può tra l’altro vantare il fatto che la sua capitale, Beirut, è l’unica città araba nella quale sia stata eretta una statua raffigurante Papa Giovanni Paolo II, oltre a essere l’unico paese arabo, anzi l’unico paese al mondo, a considerare l’Annunciazione una festa nazionale. Tutto questo mentre il Comitato nazionale islamo-cristiano, del quale ho l’onore di essere Segretario Generale, lavora al dialogo interreligioso così da rendere il Libano un modello di convivenza tra cristiani e musulmani.

Durante l’incontro svoltosi tra Papa Benedetto XVI e il Presidente del Consiglio Libanese Saad Hariri la decisione relativa alla Festa dell’Annunciazione è stato il punto di partenza per discutere le questioni legate alla presenza e al ruolo dei cristiani in Medio Oriente, che per la loro importanza e le loro innumerevoli implicazioni richiedono uno studio approfondito. Tra il Papa e Hariri c’è stato accordo totale sul fatto che il disordine che, sulla scorta del conflitto arabo-israeliano, regna in Medio Oriente gioca un ruolo primario nella sofferenza di cui i cristiani sono vittime e che si traduce nella loro emigrazione di massa dalla regione.

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis

Per citare questo articolo

 

Riferimento al formato cartaceo:

Mohammed Sammak, Nel nome di Maria uniti almeno per un giorno, «Oasis», anno VI, n. 11, giugno 2010, pp. 108-109,

 

Riferimento al formato digitale:

Mohammed Sammak, Nel nome di Maria uniti almeno per un giorno, «Oasis» [online], pubblicato il 1 giugno 2010, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/cristiani-musulmani-uniti-culto-madonna.

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