Un Paese a maggioranza cristiana si interroga su quanto accade all'interno delle comunità musulmane

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:50:05

L'arrivo e la diffusione dell'Islam in Ghana ha seguito molte strade diverse. L'Islam giunse nel nord del Ghana attraverso tre percorsi: dal nord e dal nord-ovest con i mercanti musulmani mande (dyula), e dal nord-est con i mercanti hausa e borno. Nel sud del Ghana l'arrivo dell'Islam è seguito al collasso degli stati Bono e Begho; alla sua diffusione contribuirono: il commercio degli schiavi che diventò più redditizio e competitivo nel diciannovesimo secolo; il governo coloniale che arruolò nell'esercito persone provenienti dalle varie comunità settentrionali a maggioranza musulmana.

Attualmente molte delle comunità musulmane (convertiti e fedeli di etnia musulmana sia di origine ghanese che straniera), vivono in città, paesi e villaggi: in gran parte, ma non sempre, in zongo [1].

Nei loro rapporti con i non-musulmani, i musulmani in Ghana tendono a mostrare una di queste due tendenze: tolleranza o separatismo riformista. Il movimento Ahmadiyya costituisce un gruppo a parte.

Oggi abbiamo i seguenti gruppi di musulmani in Ghana: l'Islam sunnita (l'Islam ortodosso); il movimento di Ahmadiyya nell'Islam (Qadiani); Alhus-Sunna wal-Jamaa'at, (un marchio puritano dell'Islam sponsorizzato dall'Arabia Saudita per promuovere il Wahabismo in Ghana); la missione musulmana Imamia (un gruppo sciita supportato da sovvenzioni di Iran, Pakistan, India e dai musulmani in Inghilterra); la Nation of Islam (solo ad Accra); la setta Tijaniyya, a Tamale, Kumasi e Accra; la setta Qadiriyya .

Nel censimento del 1960 la popolazione musulmana in Ghana era stimata in circa il 12% della popolazione del paese. Nel 1970, la popolazione musulmana diminuì all'11%. Questo fu in parte dovuto alla deportazione di un gran numero di musulmani di origine nigeriana dal Ghana, per effetto dell'approvazione della Alien's Compliance Law del 1969. Secondo le statistiche del 1984, il Ghana era per circa il 60% cristiano, per il 18% musulmano, mentre il 22% si riconosceva nelle religioni tradizionali. I cattolici rappresentavano circa il 18% della popolazione e le diverse denominazioni della principale linea protestante arrivavano anch'esse al 18%. Le chiese indipendenti e pentecostali rappresentavano il 24% della popolazione. Questa crescita nella popolazione musulmana rispecchiava una maggiore apertura verso la religione, specialmente nei centri urbani. Inoltre, molti musulmani del Sahel sono emigrati in Ghana per scappare alle dure condizioni delle loro terra d'origine.

Dall'indipendenza i musulmani hanno continuato a contribuire grandemente alla vita socio-economica e politica e allo sviluppo del Ghana. Dagli anni '70 i musulmani hanno mostrato una grande apertura e apprezzamento per l'istruzione non islamica. La fondazione di molte scuola inglesi-arabe ha facilitato enormemente questo sviluppo. La missione musulmana degli Ahmadiyya è la più aperta verso un'educazione strutturata secondo classi e programmi stabiliti. Il servizio educativo del Ghana riconosce le unità educative islamica e Ahmadiyya.

Negli ultimi venti anni abbiamo visto i musulmani svolgere ruoli attivi in politica. Non solo sono maggiormente partecipi nella sponsorizzazione delle attività politiche. Sono riusciti anche a far istituire al governo una commissione per lo Hajj e a sponsorizzare pellegrinaggi alla Mecca. Hanno ottenuto dal governo il riconoscimento e la proclamazione di due feste islamiche come feste nazionali (Eid-Ul Fitr e Eid-Ul Adha). Fino a oggi, il punto più alto nella partecipazione musulmana in politica è la scelta di candidati musulmani per la vicepresidenza da parte dei due maggiori partiti politici in Ghana nelle elezioni del 2000 e del 2004 e l'attuale nomina, da parte del presidente in carica, di uno di essi come vicepresidente.

Dimensione missionaria

Un'altra caratteristica visibile dell'Islam in Ghana è la sua consapevolezza della dimensione internazionale e universale dell'Islam. I musulmani sono sempre stati aperti verso il mondo islamico attraverso i pellegrinaggi annuali, i contatti con i Paesi islamici, le organizzazioni e le fondazioni islamiche e attraverso le borse di studio per Paesi islamici. Paesi musulmani come l'Arabia Saudita, l'Iran, il Sudan, il Kuwait, l'Egitto e la Libia fanno a gara nel sostenere i musulmani in Ghana attraverso la creazione di centri culturali, la costruzione di moschee e altri progetti di sviluppo.

Conseguentemente, i musulmani in Ghana sono molto consapevoli della propria dimensione missionaria (Da'wa). Portano a termine questo dovere attraverso la testimonianza individuale, i contatti interpersonali, la predicazione e il matrimonio. Gli obiettivi delle loro attività missionarie sono i credenti delle religioni tradizionali e i cristiani. Alcuni dei convertiti al movimento musulmano Ahmadiyya erano in precedenza cristiani di un tipo o dell'altro. Le ragazze cristiane si sposano effettivamente con musulmani. Per i musulmani il matrimonio è un dovere religioso e un mezzo di conversione, un modo per aumentare la popolazione islamica. È anche uno strumento di salvezza. La ragazza non musulmana che sposa un musulmano passa dalle tenebre alla luce.

In breve, l'Islam è una religione visibile in Ghana e fa sentire la sua voce. Dappertutto ci sono moschee (nei villaggi, nelle città, nelle scuole nei mercati, negli ospedali, nei posti di lavoro) che ripetono amplificato il richiamo alla preghiera. Abbiamo scuole musulmane, cliniche, abiti musulmani, centri culturali islamici, programmi televisivi islamici, giornali, organizzazioni non governative islamiche, banche islamiche e un'università islamica. Per questo motivo, quando l'ultimo censimento (2000) ascrisse all'Islam il 18% della popolazione, i dati furono contestati. I musulmani pensavano di essere di più.

La tolleranza e il rispetto reciproco sono le chiavi per vivere armoniosamente in una società multireligiosa quale quella del Ghana; ed è il dialogo che rende possibile tutto questo. L'obiettivo principale del dialogo cristiano-musulmano è quello di ottenere una migliore comprensione gli uni degli altri, per eliminare i pregiudizi e gli stereotipi e per coltivare relazioni armoniose e una pacifica coesistenza tra persone di diverse religioni in Ghana. Per anni i ghanesi hanno vissuto in comunità multireligiose. Cristiani, animisti e musulmani hanno convissuto per secoli come membri dello stesso clan e della stessa famiglia. Di conseguenza, la coesistenza pacifica di persone di tradizioni diverse in una famiglia, nella tribù e nella nazione è di solito data per scontata. Ma purtroppo ora non è più così. Negli ultimi anni la situazione è cambiata nettamente.

Tensioni interne ed esterne

Nel 1994 ci fu un conflitto intra-musulmano tra i sunniti e il gruppo Ahlus-Sunna a Wa, che portò all'incendio di una moschea degli Ahlus-Sunna. L'antica tensione tra i musulmani della Ahmadiyya e quelli sunniti persiste in parti del Ghana. Le ostilità tra i membri della confraternita Tijaniyya e i wahabiti non sono infrequenti. Nel 1995 scoppiò la violenza tra gli Alhus-Sunna di tendenza wahabita e i più tradizionali membri della Tijaniyya sunnita nello zongo di Wechi. Nel 1998 ci furono scontri seri tra i musulmani e alcuni cristiani pentecostali a Kumasi, Takoradi e Walewale. Tutti questi scontri portarono alla distruzione di beni.

Ci sono state incessanti richieste al governo perché introduca l'arabo nel curriculum delle scuole del primo e del secondo ciclo. Se i musulmani esigono il riconoscimento degli usi islamici nelle istituzioni non-musulmane, non fanno lo stesso in favore dei cristiani all'interno delle istituzioni islamiche. Talvolta l'intolleranza prende la forma di aspre critiche e condanne verbali.

Queste tensioni tra musulmani e quelle tra cristiani e musulmani mostrano che le relazioni cordiali di vecchia data tra musulmani e cristiani non possono più essere date per scontate.

Esiste anche il pericolo di un'influenza esterna che può minare la convivenza pacifica tra i gruppi religiosi in Ghana. Nel 1989 ebbe luogo una conferenza islamica ad Abuja, in Nigeria, a cui presero parte studiosi africani musulmani e attivisti. Alla fine della conferenza i partecipanti decisero «di incoraggiare l'insegnamento dell'arabo [...] come la lingua franca del continente» e «di lottare per ristabilire l'applicazione della shari'a». A quella conferenza i partecipanti diagnosticarono la malattia dell'Africa come causata dall'imperialismo cristiano. La panacea prescritta dalla conferenza di Abuja fu di conseguenza l'adozione dell'Islam arabo.

A partire dalla conferenza di Abuja del 1989 fu fondata l'Organizzazione dell'Islam in Africa. E il preambolo di questa carta parla dei partecipanti del congresso come «determinati a sostenere lo slancio della rinascita globale islamica e a incoraggiare ulteriormente la cooperazione, la comprensione e la fratellanza della Ummah con l'intento di fronteggiare i comuni nemici - le forze imperialiste e sioniste di dominazione e secolarizzazione, analfabetismo, povertà e degrado - e di riscoprire e riabilitare il glorioso passato islamico dell'Africa».

Il «glorioso passato islamico» si riferisce ai movimenti jihadisti del XVIII e XIX secolo. Occorre perciò che i ghanesi, come di fatto tutti gli africani, si rendano conto che sta comparendo all'orizzonte un nuovo volto (presentazione) dell'Islam, così diverso da quello a cui erano abituati, e che appare non soltanto come una religione, ma come una «ideologia rivoluzionaria e un programma che cerca di alterare l'ordine sociale e di ricostruirlo in conformità con i propri principi e ideali».

Senza entrare nei dettagli, si può anche osservare che le fazioni e le posizioni divergenti all'interno del movimento religioso in Ghana sono anch'esse fonte di preoccupazione.

L'atteggiamento riformista di alcuni musulmani può ostacolare il dialogo. C'è il gruppo conservatore sostenuto dagli anziani che vogliono mantenere lo status quo o che vogliono che le cose cambino gradualmente (per esempio il Jami'ah Liman [2] di una comunità islamica dell'angolo nord-occidentale del Ghana è un sostenitore di questa tendenza). C'è anche il gruppo riformista Alhus-Sunnah, che vuole cambiamenti radicali, e la purificazione dell'Islam da tutti gli elementi tradizionali. Questo gruppo intende importare in Ghana il tipo di Islam arabo saudita. Alcuni dei suoi membri o hanno studiato in Arabia Saudita o sono stati in pellegrinaggio alla Mecca ritornando con il "vero Islam".

Stagione del dialogo

I Vescovi cattolici del Ghana hanno abbracciato il dialogo interreligioso come una priorità pastorale. Insieme al Consiglio cristiano del Ghana, i vescovi collaborano con gruppi musulmani per affrontare problemi sociali, come aids, tangenti e corruzione, ingiustizia, anarchia, e per assicurare elezioni libere e corrette. Un altro gruppo, la Ghana Conference of Religions for Peace (GCRP) raduna i capi di gruppi religiosi cristiani e musulmani per studiare come usare il potere della religione per incoraggiare e per consolidare la pace e lo sviluppo nel paese.

Il Consiglio cristiano del Ghana ha un programma chiamato PROCMURA (Project for Christian-Muslim Relations in Africa). Questo programma educa i pastori sull'Islam e su come portare avanti il proprio ministero tra i musulmani. Nella provincia ecclesiastica settentrionale di Tamale, per la Chiesa Cattolica esiste Tamale Ecclesiastical Provincial Pastoral Conference & Inter-religious Dialogue Commission (TEPPCON IRDC). Lo scopo della commissione è promuovere il diaologo interreligioso nelle diocesi. Moltissime altre diocesi hanno gruppi di dialogo islamo-cristiani. Alcuni di questi gruppi sono formati in gran parte da cristiani che cercano di interagire con i musulmani. Altri sono diventati commissioni, che hanno membri musulmani e cristiani e che s'incontrano spesso per pianificare programmi di dialogo che promuovono buone relazioni tra musulmani, cristiani e credenti nelle religioni tradizionali, e evitano la violenza religiosa e i conflitti.

Una forma più comune di dialogo interreligioso in Ghana è il dialogo della vita e dell'azione. Dovendo far fronte a sfide comuni, sia ambientali che di sviluppo, è frequente vedere membri delle comunità riunirsi nella divergenza, e molteplicità delle loro fedi e confessioni, intraprendere progetti comuni di reciproco aiuto e celebrare inoltre alcuni eventi sociali e culturali (per esempio matrimoni, funerali e cerimonie d'imposizione dei nomi).

Alcune associazioni di auto-aiuto (self-help), inoltre, mettono insieme classi di persone di diverse religioni. L'associazione delle madri cristiane e l'associazione delle vedove hanno tra i loro membri donne musulmane. L'associazione delle donne cristiane sposate con musulmani è molto forte nella parte nord-occidentale del paese. Lo scopo di questa associazione è aiutare le donne cristiane a mantenere la loro fede in un ambiente islamico, mantenere buone relazioni tra le famiglie dei loro mariti e le loro famiglie di origine, e dare consigli alle giovani ragazze cristiane che vogliono sposare musulmani.

Ci sono numerosi fattori che si oppongono al sincero dialogo tra cristiani e musulmani in Ghana: alcuni cristiani e musulmani non sono né preparati né attrezzati per il dialogo; alcuni cristiani e musulmani credono che il dialogo interreligioso sia nel migliore dei casi inutile e nel peggiore pericoloso. La prima tendenza nasce da un senso di superiorità della propria religione. La seconda, che il dialogo sia pericoloso, si origina dalla paura - la paura della conversione.

Partecipare a dialoghi interreligiosi con secondi fini compromette gravemente la conduzione dei dialoghi e spesso fa naufragare le loro possibilità di successo.

Le tensioni tra i musulmani in alcune aree hanno influenzato il successo del dialogo. È difficile portare insieme un musulmano dell'Ahmadiyya e un sunnita a dialogare con i cristiani. I programmi di dialogo che coinvolgono solo cristiani e ahmadi, o solo cristiani e sunniti, tendono ad avere successo. Quando riguardano tutti e due i gruppi, di solito una delle due parti si rifiuta di parteciparvi. Inoltre la predicazione di alcuni imam e pastori (nelle moschee/chiese, attraverso la radio) contro gli altri credenti ostacola il dialogo positivo.

La condotta e l'atteggiamento di alcune ambasciate islamiche in Ghana non sostiene il dialogo interreligioso. Esse esercitano un'influenza negativa su alcune associazioni di studenti musulmani. Certe risoluzioni, adottate alla fine di alcuni loro incontri, caldeggiano, tra le altre cose, una lotta contro il nemico dell'Islam, cioè il Cristianesimo. È motivo di soddisfazione, comunque, che l'ambasciata statunitense in Ghana stia promuovendo rapporti con i musulmani attraverso colloqui, conferenze e aiuti economici.

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis.

[1] Termine ganese per indicare gli slums (N.d.T)

[2] Imam locale (N.d.T)

Per citare questo articolo

 

Riferimento al formato cartaceo:

Peter K. Turkson, Ghana, se l'Islam diventa un enigma, «Oasis», anno III, n. 6, ottobre 2007, pp. 88-91.

 

Riferimento al formato digitale:

Peter K. Turkson, Ghana, se l'Islam diventa un enigma, «Oasis» [online], pubblicato il 1 ottobre 2007, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/ghana-se-l-islam-diventa-un-enigma.

 

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