Salafismo e violenza. L’ideale dello Stato islamico divide il movimento jihadista in Siria. Da una parte chi non esita a usare ogni tipo di violenza anche contro i musulmani pur di istituirlo al più presto, dall’altra chi ritiene prioritario guadagnarsi il sostegno popolare.

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:35:21

Per i jihadisti, la comunità transnazionale di musulmani sunniti che uniscono una teologia islamica rigorista, nota come salafismo, a una politica del rifiuto a oltranza, i tre anni di guerra in Siria hanno rappresentato un successo ambiguo. Da un lato il movimento jihadista, o salafismo-jihadista (al-salafiyya al-jihâdiyya), ha tratto un enorme beneficio dalla guerra in Siria. I jihadisti sono riusciti ad aprire un nuovo fronte nel cuore del mondo arabo-islamico, hanno conquistato nuovi territori e attirato migliaia di nuove reclute, sia siriane che straniere. Dall’altro lato però i loro progressi sono stati guastati da divisioni politiche e ideologiche, in alcuni casi da confronti violenti, e la conflittualità interna sembra destinata a provocare una frattura rilevante all’interno del movimento. La fonte di questo disaccordo è il cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, un gruppo politico che afferma in tutta serietà di essere uno Stato sovrano indipendente nell’Iraq occidentale e nella Siria settentrionale. Fino all’aprile 2013, quando annunciò la sua espansione in Siria, esso era noto come lo Stato islamico dell’Iraq e pochi lo prendevano sul serio. Come ha affermato un autore jihadista, fino a poco tempo fa lo Stato islamico era «solo una barzelletta». Nell’ultimo anno però la barzelletta si è trasformata in uno “tsunami” politico, sorprendendo quanti lo avevano definito un «emirato di carta»[1]. Proprio la pretesa dello Stato islamico di essere un’entità statuale, che prima veniva derisa, è oggi il più significativo pomo della discordia in un movimento jihadista fortemente diviso tra quanti accettano e promuovono la rivendicazione statuale dello Stato Islamico e quanti la rifiutano, considerando lo Stato islamico un gruppo di jihadisti tra gli altri. A rendere tale questione tanto controversa è il fatto che la leadership dello Stato Islamico ha ambizioni espansionistiche e si pone come il nucleo di un Califfato redivivo. Per continuare a leggere i contenuti della rivista Oasis acquista una copia (digitale o cartacea) oppure abbonati. [1] Cfr. ‘Abd Allâh Bin ‘Abd al-Rahmân al-Shinqîtî, Utsûnâmî al-dawla al-Islâmiyya fî-l-‘Irâq wa-l-Shâm, http://alplatformmedia.com/vb/showthread.php?t=34558