In occasione della giornata di preghiera e riflessione indetta da Papa Francesco per il Libano riproponiamo l’appello di Mājida al-Rūmī: «Risorgi, Beirut!»

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 10:04:30

È appassionato l’appello che la cantante Mājida al-Rūmī, che i lettori di Oasis già ben conoscono, rivolge alla metropoli libanese in un brano famosissimo, quasi un inno nazionale informale, qui nella storica esecuzione a Jounieh nel settembre 2011. Sono passati solo dieci anni, ma sembrano secoli.

 

Le parole sono di Nizār Qabbānī, il grande poeta siriano, un’altra vecchia conoscenza: lo abbiamo già incontrato per la sua impietosa denuncia dell’autoritarismo in Note a margine del copione della sconfitta. Delle sue 8 strofe in versi liberi (qui il testo completo della poesia in arabo), Mājida al-Rūmī seleziona alcuni versi dalle strofe 6 e 7.

 

Dopo un avvio travagliato che rievoca i traumi della guerra civile e il rimpianto per le colpe commesse, arriva in un crescendo travolgente quello che è insieme un auspicio, una preghiera e un comando: qūmī: “alzati”, “rialzati”, “risorgi”! Il verbo ha in arabo tutti e tre i significati, come in siriaco, come in aramaico.

 

Nizār Qabbānī, di cultura musulmana, è autore laico e certamente ha inteso la risurrezione (e la confessione che la precede) in senso metaforico, ma abbiamo voluto ritrovare nell’esecuzione della cantante greco-cattolica l’eco di una frase evangelica, una delle pochissime espressioni conservate in aramaico dai primi cristiani: “talitā qūm(ī)[1]”, “ragazza, alzati”!

 

È questo l’augurio che rivolgiamo oggi a Beirut e a tutto il Libano, in unione con la giornata di preghiera indetta da Papa Francesco. Ricordando, con Qabbānī, che «la rivoluzione nasce dal ventre dei dolori».

 

 


يا بيروت يا بيروت يا بيروت يا ستّ الدنيا يا بيروت (٤)

نعترف أمام الله الواحد نعترف (٢)

أنّا كنّا منكِ نغار(٤)
وكان جمالكِ يؤذينا
نعترف.

 

نعترف الآن (٤)

 

بأنّا لم ننصفكِ ولم نرحمكِ
بأنّا لم نفهمكِ ولم نعذركِ

وأهديناكِ مكان الوردة سكينا (٢)

نعترف أمام الله العادل نعترف، نعترف (٢)

 

بأنّا لم ننصفكِ ولم نرحمكِ

بأنّا لم نفهمكِ ولم نعذركِ

بأنّا جرّحناك أنّا أتعبناكِ

وأنّا حرقناكِ وأبكيناكِ

وحمّلناكِ يا بيروت معاصينا

يا بيروت

 

يا بيروت يا بيروت يا بيروت يا ستّ الدنيا يا بيروت (٢)

يا بيروت يا بيروت يا بيروت يا بيروت
إنّ الدنيا إنّ الدنيا إنّ الدنيا بعدكِ ليست تكفينا (٢)
يا بيروت

 

الآن عرفنا أنّ جذوركِ ضاربة فينا الآن
الآن عرفنا ماذا اقترفت أيدينا الآن
الآن الآن الآن

قومي قومي قومي


قومي من تحت الردم (٢)
كزهرة لوز في نيسان

قومي من حزنكِ قومي (٢)
فإن الثورة فإن الثورة فإن الثورة
تكون من رحم الأحزان (٢)

 

قومي من تحت الردم (٢)
قومي إكرماً للغابات
قومي قومي
قومي إكرماً للأنهار
قومي قومي
قومي إكرماً للأنهار وللوديان وللإنسان
قومي

 

قومي من تحت الردم (٢)
كزهرة لوز في نيسان

قومي من حزنكِ قومي (٢)
فإن الثورة فإن الثورة فإن الثورة
تكون من رحم الأحزان (٢)
فإن الثورة فإن الثورة فإن الثورة
تكون من رحم الأحزان (٢)

 

قومي من تحت الردم (٢)
قومي إكرماً للغابات
قومي قومي
قومي إكرماً للأنهار
قومي قومي
قومي إكرماً للأنهار وللوديان وللإنسان
قومي

قومي إكرماً للإنسان (٢)
قومي يا بيروت قومي (٣)
قومي

بيروت

فإن الثورة فإن الثورة فإن الثورة تكون من رحم الأحزان
بيروت
فإن الثورة فإن الثورة فإن الثورة تكون من رحم الأحزان

بيروت، يا بيروت

 

 

O Beirut, o Beirut, o Beirut, signora del mondo, o Beirut (4)

Confessiamo davanti a Dio, l’Unico, confessiamo (2)

Che eravamo gelosi di te (4)

E che la tua bellezza ci infastidiva,

lo confessiamo.

Lo confessiamo, adesso (4).

 

Che non siamo stati giusti con te e non abbiamo avuto misericordia di te,

che non ti abbiamo capito e non ti abbiamo scusato,

e al posto della rosa ti abbiamo donato un coltello (2),

confessiamo davanti a Dio, il Giusto, confessiamo, confessiamo (2).

 

Che non siamo stati giusti con te e non abbiamo avuto misericordia di te,

che ti abbiamo ferito e stancato,

ti abbiamo bruciato e fatto piangere,

e ti abbiamo caricato, o Beirut, dei nostri peccati,

o Beirut!

 

O Beirut, o Beirut, o Beirut, signora del mondo, o Beirut (2)

Beirut, Beirut, Beirut, Beirut,

Il mondo, il mondo, dopo aver conosciuto te, ci sta stretto (2)

O Beirut

 

Adesso abbiamo compreso che le tue radici affondano in noi, adesso

Adesso abbiamo compreso che cosa hanno fatto le nostre mani, adesso

adesso, adesso, adesso.

 

Risorgi, risorgi, risorgi!

Risorgi dalle macerie (2),

come un fiore di mandorlo in aprile,

risorgi dal tuo dolore, risorgi (2),

perché la rivoluzione, perché la rivoluzione, perché la rivoluzione,

nasce dal ventre dei dolori (2).

 

Risorgi dalle macerie (2),

risorgi in omaggio alle foreste,

risorgi, risorgi,

risorgi in omaggio ai fiumi,

Risorgi, risorgi,

risorgi in omaggio ai fiumi, alle valli, all’umanità,

risorgi!

 

Risorgi dalle macerie (2),

come un fiore di mandorlo in aprile,

risorgi dal tuo dolore, risorgi,

perché la rivoluzione, perché la rivoluzione, perché la rivoluzione,

nasce dal ventre dei dolori (2).

 

Risorgi dalle macerie (2),

risorgi in omaggio alle foreste,

risorgi, risorgi,

risorgi in omaggio ai fiumi,

Risorgi, risorgi,

risorgi in omaggio ai fiumi, alle valli, all’umanità,

risorgi!

 

Risorgi in omaggio all’umanità (2),

risorgi, Beirut, risorgi (3)

Risorgi, Beirut,

perché la rivoluzione, perché la rivoluzione, perché la rivoluzione,

nasce dal ventre dei dolori.

Beirut,

perché la rivoluzione, perché la rivoluzione, perché la rivoluzione nasce dal ventre dei dolori.

Beirut

 

(Trad. Martino Diez)


[1] In aramaico e siriaco, l’imperativo femminile perde il suffisso ī, che rimane però scritto.

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